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Visualizzazione dei post da luglio, 2015

Il Boss è in giro

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  Si chiamava Greetings from Asbury Park N.J . ed era uno dei primi lavori di un songwriter che sarebbe diventato planetariamente famoso. Asbury Park è il luogo che ha dato i natali a un grande songwriter americano, Bruce Springsteen . Infatti, come da apertura dell'articolo, uno dei primi dischi di Bruce è stato dedicato alla sua terra natia. Sul palco del Wonder Bar, si stavano esibendo Joe Grushecky and The Houserockers, band che Springsteen ha già incrociato in passato e con la quale ha collaborato. Comunque il Boss senza alcun complimento ha imbracciato la chitarra Telecaster e si è prodotto, accompagnato dai musicisti anch’essi colti di sorpresa, nella splendida canzone Never Be Time Enough . A questa sono seguiti altri motivi della portata di Adam Raised a Cain, Atlantic City, Because the Night, Code of Silente . Roba da non crederci. E’ esperienza di molti osservare e incappare in situazioni para disperate: l’ultimo biglietto per il concerto ufficiale di Bruce Sp

Quei giorni quando tutto cambia

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Nel settembre torrido del 1984, Elia vive con i genitori nella campagna emiliana, nota per la commistione di cattolicesimo e socialismo nostrano. William, il padre, ha una forte inclinazione ideologica al marxismo mentre la madre Maddalena è una fervente cattolica. Il tempo è quello della vendemmia, e ad aiutare nel vigneto di famiglia arriva la nipote di una coppia di compaesani: Emilia. Presuntuosa e disinvolta, Emilia è una rivoluzione nella quotidianità provinciale di Elia. Opera prima di Marco Righi , I giorni della vendemmia è una sorpresa graditissima e inaspettata: racconto di un’esperienza di fine estate che non può che ricordarci per ambientazioni, atmosfere, fotografia, tempistiche di un certo Bernardo Bertolucci , come ad esempio in Io ballo da sola . Il respiro del film I giorni della vendemmia trova il suo corrispettivo cantautorale in un brano celato nel profondo della luce autunnale, Ma tutto cambia. Questo brano è già stato pubblicato da qualche tempo e

La grecia è per gli Europe non per l'Europa

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All'insegna del divertissement: l'unico titolo - dopo alcuni giorni trascorsi dal risultato greco - può essere quello di citare qualcosa di lontano ma foneticamente uguale alla (mancata) seconda protagonista delle urne in terra euripidea. Pascal aveva ragione: uno dei modi per sfuggire alla realtà è negarla con la distrazione, quindi con il divertissement. Sarebbe stato magnifico sentire, un attimo prima che il popolo di Pericle fosse costretto a ballare intorno al totem dei seggi, la voce, non di Joey Tempest che pure ci appassiona tanto, ma quella dell’ Europa della Merkel . Sarebbe bastato dire: “Va bene, la vita è dura per tutti. E’ successo anche a noi: se, nel post seconda guerra mondiale, non ci avesse aiutato l’America – senza alcuna sicurezza che i loro soldi sarebbero tornati nelle casse dello zio Sam –  saremmo ancora allo sbando. Sediamoci e discutiamo senza spocchia il problema”. Ma questo non è avvenuto. Questa Europa, in modo del tutto tronfio e pri

L'Europa delle Banche ha perso

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(afp) ATENE - Migliaia di bandiere al vento, sorrisi e gioia. “Abbiamo dimostrato che la democrazia non può essere ricattata”: il premier greco Alexis Tsipras non nasconde la soddisfazione per la vittoria. E annuncia: “Ora chiediamo un accordo per uscire dall’austerity. Vogliamo un’Europa della solidarietà”. Ma chiarisce: “Il ‘no’ non è una rottura con l’Unione Europea”. Per il primo ministro ellenico “domani la Grecia andrà al tavolo negoziale con l’obiettivo di riportare alla normalità il sistema delle banche. Vogliamo continuare le trattative con un programma reale di riforme, ma con giustizia sociale”.Piazza Syntagma, davanti al parlamento di Atene, esplode in un’immensa festa non appena le proiezioni annunciano la vittoria del “no” con una percentuale attorno al 60%. La Grecia ha scelto di dire ‘Oki’ al referendum indetto da Tsipras sulla proposta dei creditori. Al gazebo del comitato per il ‘no’, che si trova al centro della piazza, la festa inizia quas

Giornalisti 'affettuosi'

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Nel maggio scorso, nelle librerie, ha fatto capolino un testo che parla di giornalismo e giornalisti. Forse più di giornalisti. Forse più di ‘alcuni’ giornalisti. Insomma, diciamola tutta, come dice l’ottimo Piero Ottone, fare il giornalista può anche significare creare la fortuna di chi cerca un posto al sole o la sua decadenza, anche se, quest’ultimo, non ha nemmeno avuto occasione di albergare sotto i raggi della fortuna. Comunque, i protagonisti del libro che ci occupa in questo frangente, per anni hanno decantato le lodi dei potenti di turno (spesso e volentieri di Silvio Berlusconi, ma non solo le sue), scrivendone sui giornali, parlandone in tivù, o esprimendo le loro lusinghe nel corso di interviste e dibattiti. Marco Travaglio, nel suo scritto, non usa mezzi termini per definirli. Sono giornalisti, soprattutto, ma non solo. Il famoso e pericoloso virus, individuato dagli ‘scienziati del sociale’ e definito con un eufemismo “baciafondoschiena”, si è diffuso